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venerdì 5 luglio 2013

I miei 5 minuti sul futuro: Remember Me Vs Deus ex machina




Ciao followers:

Oggi non voglio mettermi a fare il paragone fra questi due giochi, anche se sarebbe interessante confrontare alcune tematiche comuni a entrambi i titoli.

Voglio invece parlarvi (sempre in 5 minuti) del possibile futuro che si sta tracciando davanti a noi, e che potrebbe interessare entrambe le realtà già presentate in queste opere videoludiche .

Ma partiamo dall'inizio:
Il cervello è come un computer, è come tale può essere ingannato, come ad esempio i vari "giochini" e immagini che strani effetti ottici, o addirittura hackerato.

Ad esempio Ilana Hairston, psicologa presso il Collegio Accademico di Tel-Aviv, usa gli odori e suoni per provare a impiantare informazioni nel cervello di alcuni volontari.
Mentre è ormai in fase avanzata le ricerche e sviluppo di alcuni progetti, come ad esempio quello di Jack Gallant (Università della California) che grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), riesce a ricostruire approssimativamente le immagini osservate dal soggetto; e in seguito creerà una specie di vocabolario in modo da "indovinare" cosa sta guardando una data persona in quel momento.

E' simile, ma più ambizioso, il lavoro di Philip Low, che sta creando una specie di "monitor cerebrale portatile", che non necessita di una risonanza magnetica per funzionare, ma del solo contatto con il cuoio capelluto. Il suo obiettivo è quello di creare una interfaccia uomo macchina per le persone affette da malattie come la sclerosi laterale amiotrofica, in modo che possano comandare una mano virtuale o altre apparecchiature.

Di solito queste storie le archivierei come "belle speranze-cyberpunk", per via di poche persone che fanno studi molto forensi.

Ma non questa volta.

L'ultimo progetto di cui vi voglio parlare (o meglio accennare) è quello di Chris Berka, neuroscienziato e imprenditore, che tramite la sua azienda sta sviluppando un dispositivo  per monitorare l'attività cerebrale e poi impiantarla in una persona.
Perché si vuole fare ciò?
Per registrare l'attività cerebrale di atleti e artisti durante lo svolgimento della propria "disciplina", e poi inserirla in altre persone, in modo da creare degli esperti in diversi campi, in poco tempo.

Questi progetti potrebbero condurci in un futuro, dove la sicurezza informatica, o anche tutto il discorso delle apps, verrà affiancato e sostituito da un equivalente molto più individuale.


Il nostro cervello potrebbe diventare il nostro hard disk dove far risiedere driver per utilizzare apparecchiature, e memorie scaricate da google play. 

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